martedì 25 maggio 2010

FBD Insurance Ras, vittoria dell'irlandese David O'Loughlin nella 3°tappa

L'irlandese David O'Loughlin ha vinto la terza tappa del FBD Insurance Ras coronando una gara tutta all'attacco che l'ha visto sempre tra i protagonisti. Il corridore dell'An Post Sean Kelly ha preceduto allo sprint il britannico Simon Richardson della Sigma Sport Specialized, lo svedese Fredrik Johansson della Sprocket Pro e il compagno di squadra di Richardson, l'olandese Wouter Sybrandy, mentre al quinto posto è giunto il tedesco John Degenkolb della Thuringer Energie che ha regolato il gruppo degli inseguitori, arrivati a 17 secondi di ritardo. Per O'Loughlin si tratta della prima vittoria stagionale, la terza in carriera nella corsa irlandese.
La tappa di oggi ha preso il via da Carrick-on-Shannon con ancora negli occhi di tutti l'incredibile incidente avvenuto nella tappa di ieri. Una jeep, che procedeva in senso contrario rispetto alla marcia dei corridori, ha investito i corridori di testa del gruppo coinvolgendo e ferendo gravemente cinque corridori, fortunatamente senza che nessuno di loro sia mai stato in pericolo di vita. Tra i corridori coinvolti c'era anche l'italiano Luca Barla che è stato ricoverato con una gamba rotta. La tappa è stata annullata per permettere i soccorsi e la classifica congelata al giorno precedente.
Tornando alla tappa di oggi, dopo circa 5 chilometri dal via, O'Loughlin e Richardson sono subito andati in fuga, riuscendo a costruire un margine di una trentina di secondi sul gruppo. Tanti sono stati i tentativi di inseguimento ma tutti sono stati annullati, finché al chilometro 67 un gruppo di 18 atleti è riuscito ad andarsene, riprendendo poco dopo i due fuggitivi e formando un gruppo di 20 corridori tra i quali quasi tutti i favoriti, compreso il leader Craven. Il tentativo non ha avuto molta fortuna perché le squadre rimaste fuori dalla fuga hanno iniziato a tirare, riducendo di molto il margine. Al chilometro 103, poco prima che il ricongiungimento fosse definitivo, O'Loughlin, Richardson, Sybrandy, Johansson e Neil Delahaye della nazionale irlandese sono andati all'attacco. Il loro vantaggio è subito aumentato arrivando fino a 3 minuti e mezzo. A 25 chilometri dall'arrivo i corridori hanno dovuto affrontare la parte più impegnativa della tappa, con due salite una dietro l'altra: nella prima, a Gowlaun, dal gruppo di testa si è staccato Delahaye, mentre sulla seconda, la salita di Tir na Cille, si è lanciato all'inseguimento il tedesco Degenkolb, che è riuscito a ridurre il distacco fino a 1 minuto e mezzo, preferendo però farsi riprendere da un più vasto gruppo di inseguitori, staccato di soli 10 secondi, evitando di sprecare troppe energie. Il ritardo della fuga è letteralmente crollato negli ultimi chilometri ma i quattro sono riusciti a mantenere 20 secondi di vantaggio all'ultimo chilometro e hanno potuto confrontarsi allo sprint, vinto da O'Loughlin su Richardson e Johansson.
La classifica generale non è cambiata con Dan Craven della Rapha Condor al primo posto, secondo Mark McNally della An Post Sean Kelly a 7 secondi e terzo Kit Gilham della Sigma Sport Specialized a 11 secondi.

ORDINE D'ARRIVO
1° David O'Loughlin (Irl) An Post Sean Kelly
2° Simon Richardson (Gbr) Sigma Sport Specialized a 1''
3° Fredrik Johansson (Swe) Team Sprocket Pro s.t.
4° Wouter Sybrandy (Ned) Sigma Sport Specialized a 4''
5° John Degenkolb (Ger) Thuringer Energie a 17''

CLASSIFICA GENERALE
1° Dan Craven (Nam) Rapha Condor
2° Mark McNally (Gbr) An Post Sean Kelly a 7''
3° Kit Gilham (Gbr) Sigma Sport Specialized a 11''
4° Masaaki Kikuchi (Jpn) Team Nippo a 12''
5° David Pell (Aus) Drapac Porsche s.t.
6° Lucas Schadlich (Ger) Thuringer Energie a 16''
7° Andrew Roche (Irl) Motorpoint Marshalls Pasta s.t.
8° Alexander Wetterhall (Swe) Team Sprocket Pro s.t.
9° David O'Loughlin (Irl) An Post Sean Kelly a 1'45''
10° Simon Richardson (Gbr) Sigma Sport Specialized a 1'46''

fonte: irishcycling.com

Giro d'Italia, Stefano Garzelli doma il Plan de Corones, Arroyo resiste in maglia

L'italiano Stefano Garzelli ha vinto la sedicesima tappa del Giro d'Italia, una cronoscalata di 12,9 chilometri che terminava con il tratto sterrato che conduceva a Plan de Corones. Il corridore dell'Acqua & Sapone ha preceduto di 42 secondi l'australiano Cadel Evans della BMC e di 54 secondi il francese John Gadret dell'Ag2R - La Mondiale. Per Garzelli si tratta della seconda vittoria stagionale dopo l'importante vittoria alla Tirreno - Adriatico a inizio anno.
Queste le parole di Garzelli a fine tappa: "È una delle vittorie più belle della mia carriera. Non ci credo ancora" - ha esordito Stefano. "Sapevo di aver avuto una giornata storta sul Monte Grappa. Sullo Zoncolan sapevo che era inutile sforzarmi troppo, ho tenuto il mio ritmo. È una delle vittorie più belle della mia carriera, sono ancora incredulo ma strafelice. Oggi ho avuto la fortuna di partire tra i primi, con un minuto di differenza rispetto agli altri corridori. Questo mi ha permesso di avere davanti diversi punti di riferimento. Non ho speso tutto nella prima parte della cronoscalata, ho aspettato di arrivare allo sterrato prima di forzare".
La tappa di oggi era un crocevia importante per la maglia rosa di David Arroyo. Lo spagnolo della Caisse d'Epargne si è difeso alla grande, perdendo 2 minuti e 16 secondi da Garzelli ma mantenendo un discreto vantaggio su tutti gli altri uomini di classifica, da gestire nelle prossime tappe. Chi, invece, ha fatto molto bene è proprio Evans che si è dovuto inchinare soltanto al vincitore, ormai fuori classifica, recuperando terreno su tutti gli altri capitani, specialmente su Ivan Basso. Il capitano della Liquigas - Doimo, vincitore sullo Zoncolan, è arrivato con 1 minuto e 10 secondi di ritardo, perdendo 28 preziosi secondi da Evans. Meglio di lui hanno fatto Vincenzo Nibali, giunto a 1 minuto e 1 secondo, e Michele Scarponi, arrivato a 1 minuto e 7 secondi. Discreta anche la prova del kazako Alexandre Vinokourov, arrivato a 1 minuto e 37 secondi, perdendo altro terreno rispetto agli uomini che stanno lottando per il podio. Da segnalare anche il nono posto di un bravissimo Dario Cataldo che al Giro di quest'anno sta dimostrando tutte le sue qualità, sopite nei primi anni da professionista. Un plauso va anche all'australiano Richie Porte, arrivato a 1 solo secondo dalla maglia rosa Arroyo e terzo in classifica, scavalcato da Basso.
La classifica generale sta iniziando a delinearsi in maniera sempre più chiara: al primo posto resiste Arroyo ma Basso è ormai a soli 2 minuti e 27 secondi, mentre Porte segue a 2 minuti e 36. Evans è salito al quarto posto, staccato di 3 minuti e 9 secondi, mentre Sastre è scivolato al quinto posto a causa di una cronometro certamente non alla sua altezza. Lo spagnolo ha, ora, 4 minuti e 36 secondi di ritardo da Arroyo con alle spalle Nibali, sesto, a 4 minuti e 53, e Vinokourov, settimo, a 5 minuti e 12. Continua a salire anche Michele Scarponi, adesso ottavo a 5 minuti e 25 mentre dal nono posto di Kiserlovski il ritardo inizia a farsi pesante, con il croato della Liquigas attardato di quasi 9 minuti.

ORDINE D'ARRIVO
1° Stefano Garzelli (Ita) Acqua & Sapone
2° Cadel Evans (Aus) BMC Racing Team a 42''
3° John Gadret (Fra) AG2R La Mondiale a 54''
4° Vincenzo Nibali (Ita) Liquigas - Doimo a 1'01''
5° Michele Scarponi (Ita) Androni Giocattoli a 1'07''
6° Ivan Basso (Ita) Liquigas - Doimo a 1'10''
7° Rigoberto Uran (Col) Caisse d'Epargne a 1'36''
8° Alexandre Vinokourov (Kaz) Astana a 1'37''
9° Dario Cataldo (Ita) Quick Step a 1'41''
10° Evgeni Petrov (Rus) Team Katusha a 1'46''
16° David Arroyo (Esp) Caisse d'Epargne a 2'16''

CLASSIFICA GENERALE
1° David Arroyo (Esp) Caisse d'Epargne
2° Ivan Basso (Ita) Liquigas - Doimo a 2'27''
3° Richie Porte (Aus) Team Saxo Bank a 2'36''
4° Cadel Evans (Aus) BMC Racing Team a 3'09''
5° Carlos Sastre (Esp) Cervelo Test Team a 4'36''
6° Vincenzo Nibali (Ita) Liquigas - Doimo a 4'53''
7° Alexandre Vinokourov (Kaz) Astana a 5'12''
8° Michele Scarponi (Ita) Androni Giocattoli a 5'25''
9° Robert Kiserlovski (Cro) Liquigas - Doimo a 8'57''
10° Damiano Cunego (Ita) Lampre-Farnese Vini a 9'13''

Doping. Le confessioni di Landis su Armstrong, squalificati Dekker, Bosisio e Astarloza, sospeso Alessandro Colò

Come avevo promesso, non mi occuperò più in prima persona di vicende di doping ma mi limiterò a riportare delle fonti esterne. Il caso Floyd Landis è scoppiato qualche giorno fa e ancora c'è poca chiarezza su questo fatto. Lui accusa Armstrong e Bruyneel e fa i nomi di Hincapie, Leipheimer e Zabriskie, il Team RadioShack e Armstrong stesso smentiscono duramente, così come l'UCI che rifiuta l'idea che qualche caso di doping sia stato occultato. Nuovi testimoni hanno deciso di parlare ma quello che mi viene in mente è che, caro Floyd, potevi parlare subito. La mentalità è sempre la stessa, tutti si dichiarono innocenti finché non crollano e confessano. Perché, se veramente vi sta così tanto a cuore il ciclismo e la lotta al doping, non confessate tutto PRIMA di doparvi facendo nomi e cognomi? Sarebbe meglio, no? Ma forse, non è neanche così semplice come dirlo. Riporto l'articolo a firma di Davide Chinellato comparso sulla Gazzetta il 20 Maggio.

IL CASO LANDIS E LE RISPOSTE DI ARMSTRONG E MCQUAID
"Ci ha messo 4 anni, ma alla fine Floyd Landis ha deciso di fare i conti con la sua coscienza. E ha vuotato il sacco, l’ex re del Tour 2006, raccontando di essersi dopato per la maggior parte della sua carriera, usando Epo, testosterone, ormone della crescita, frequenti trasfusioni di sangue, ormoni femminili e addirittura insulina. Colpa di Johan Bruyneel, attuale team manager della RadioShack, e Lance Armstrong, accusati in una serie di email spedite ai vertici del ciclismo americano e mondiale e alla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, di averlo iniziato al doping. Il sette volte vincitore del Tour gli ha subito risposto: "E' la mia parola contro la sua, non vale nemmeno la pena di rispondergli o perderci tempo".
Landis vinse sulla strada il Tour de France 2006, ma qualche giorno dopo dovette riconsegnare la maglia gialla dopo la positività al testosterone. Da allora ha iniziato una battaglia legale per screditare il risultato di quei test, che alla fine gli è costata la carriera, i risparmi di una vita e il suo matrimonio. "Ho deciso di parlare per liberarmi la coscienza – ha raccontato l’ex ciclista a Espn - non voglio più essere parte del problema". Il primo approccio col doping nel luglio 2002, ai tempi della US Postal diretta da Johan Bruyneel e costruita attorno a Lance Armstrong. L’abuso di farmaci proibiti non è punibile dopo 8 anni, un’altra delle ragioni per cui Landis ha deciso di raccontare tutto: "Se non racconto tutto ora sarà inutile" ha detto, ammettendo di aver speso anche 90mila dollari l’anno in prodotti proibiti. "Ma non mi sento affatto colpevole – specifica lo statunitense -. L’ho fatto perché è quello che fanno i ciclisti per fare un passo avanti: potevo scegliere di doparmi e vedere se riuscivo a vincere, o non doparmi affatto. Io ho scelto di doparmi. Ma sapevo benissimo quello che prendevo, mi sono anche documentato".
Landis racconta a Espn di aver lavorato con Michele Ferrari, come tutto il resto della US Postal. "Prendeva un decimo dello stipendio di ogni corridore – dice Landis del medico assolto nel 2006 al processo per frode sportiva e doping -. Io gli ho dato 10mila dollari per la stagione 2002, tutti in contanti perché lui voleva così. Non volevo entrare in questo giro da solo, e quindi mi affidai a lui, anche perché era chiaro a tutti che Lance si fidava di lui. Il dottore mi aiutò con il prelievo e poi il reinserimento del mio stesso sangue". Landis racconta poi un episodio al Tour de France 2004: "L’autobus della squadra si fermò in una sperduta strada di montagna, facendo finta che la colpa era di un guasto. In realtà l’intera squadra si stava sottoponendo a trasfusioni del sangue".
La chiave della confessione di Landis è una serie di email spedita ai vertici del ciclismo Usa e mondiale e all’agenzia antidoping. Il Wall Street Journal ha messo le mani su tre messaggi, anche se quelli scritti dallo statunitense sono molti di più, e li rende pubblici nella sua edizione online. In una email datata 30 aprile, Landis racconta di come nel 2002, al suo arrivo alla US Postal, Bruyneel lo istruì all’uso di Epo sintetica, steroidi e trasfusioni del sangue per sfuggire ai controlli. A spiegargli come funzionava il processo è stato lo stesso Armstrong. "Io e Lance ne abbiamo parlato a lungo durante le sessioni di allenamento – scrive Landis -. E’ stato lui a spiegarmi l’evoluzione dell’uso dell’Epo e di come le trasfusioni fossero diventate necessarie per sfuggire ai controlli".
Landis racconta anche che nel 2003, dopo essersi rotto l’anca, volò a Girona, Spagna (la base europea di molti ciclisti americani) dove nel giro di tre settimane gli venne prelevato circa un litro di sangue, da utilizzare al Tour de France di quell’anno, in cui era gregario di Armstrong alla US Postal. Il prelievo secondo l’ex re del Tour 2006 sarebbe avvenuto nell’appartamento di Armstrong. Il sangue veniva custodito in un frigorifero nascosto nell’armadio del texano, in cui si trovava anche del plasma appartenente a George Hincapie, compagno di Landis e Armstrong alla US Postal. Landis racconta che era suo compito controllare la temperatura del frigo ogni giorno, e che Armstrong gli chiese di fare la guardia durante un suo periodo di assenza.
Nel 2006 Landis lascia la squadra americana per la svizzera Phonak. Al proprietario del team, Andy Rihs, racconta del sistema usato alla US Postal e di volerlo continuare anche nella nuova squadra. Rihs dà il suo ok e paga per i trattamenti, ma al Tour 2006 Landis risulta positivo al testosterone: è la fine della Phonak e della carriera dello statunitense. Il 34enne nativo della Pennsylvania racconta di aver iniziato lui stesso all’uso di sostanze dopanti Levi Leipheimer e David Zabriskie, compagni alla US Postal, e spiega nei dettagli come usare l’Epo senza finire nelle maglie dell’antidoping, definito “una pagliacciata”. Landis ha raccontato di aver tenuto diari dettagliati dei suoi allenamenti e dell’uso di farmaci proibiti durante tutta la sua carriera, e di essere pronto a metterli a disposizione delle autorità. Pat McQuaid, presidente dell’Uci, non ha però gradito le esternazioni dello statunitense: "E’ solo un tizio che cerca vendetta – lo bolla McQuaid -: è davvero molto triste per il ciclismo. Non mi fido affatto di lui: non ha nessuna prova, e poi stiamo parlando di un tizio condannato in un processo".

LA LISTA DELLA SPESA DEGLI SQUALIFICATI E SOSPESI
L'apparenza è proprio questa, una lista della spesa. E' il succo di un comunicato dell'UCI in data 21 Maggio che riporta tutte le squalificate comminate a qualche corridore e la comunicazione di altre due sospensioni. Partiamo proprio da queste. Il francese Mickael Larpe della Roubaix Lille Metropole è stato sospeso perché in un controllo antidoping alla corsa Cholet - Pays de Loire sono state trovate tracce di Epo Ricombinante, il famoso CERA, in un campione del suo sangue. L'italiano Alessandro Colò dell'ISD - Neri, invece, è stato sospeso perchè in un controllo antidoping alla Vuelta Mexico sono state trovate tracce di Clenbuterolo, uno steroide anabolizzante, trovato in un campione delle sue urine. Entrambi hanno diritto alle controanalisi sul campione B e verrano giudicati dalle proprie federazioni di appartenenza.
Ora, partiamo con la vera e propria lista degli squalificati.

- Thomas Dekker (Ned) 2 anni
- Mikel Astarloza (Esp) 2 anni
- Hector Guerra (Esp) 2 anni
- Gabriele Bosisio (Ita) 2 anni
- Kacper Szczepaniak (Pol) 4 anni
- Pawel Szczepaniak (Pol) 8 anni
- Alberto Fernandez De la Puebla (Esp) 2 anni
- Isidro Nozal (Esp) 2 anni

A causa della squalifica dei due giovani ciclocrossisti polacchi, l'ordine d'arrivo dei Mondiali Under 23 di Tabor di Gennaio cambia radicalmente. La vittoria va al francese Arnaud Jouffroy davanti al belga Tom Meeusen e all'altro polacco Marek Konwa. Salgono anche i due italiani meglio piazzati, Elia Silvestri e Matteo Trentin, rispettivamente ottavo e nono.

fonti: gazzetta.it, uci.ch