mercoledì 13 gennaio 2010

Passaporto biologico e Tour Down Under, scelte incomprensibili

Pochi giorni fa su questo sito ho parlato del caso del giovane Alexander Kristoff, impossibilitato a correre qualsiasi gara del Pro Tour o del calendario mondiale finchè non avrà fatto i test previsti per il passaporto biologico. L'articolo lo trovate qua.
Non passa, quindi, neanche una settimana che mi ritrovo a parlare di un caso praticamente identico, quello del tedesco Andreas Stauff, neo acquisto della QuickStep, che non è ancora stato sottoposto ai test e che non potrà correre, come il collega Kristoff, nessuna corsa a livello mondiale.
E fin qui, niente di nuovo, la disorganizzazione dell'UCI è ancora più palese e un altro giovane non potrà mettersi in mostra nella prima gara dell'anno obbligando, tra l'altro, la sua squadra a correre con un uomo in meno.
Ma c'è un particolare che stona con la rigidità dell'UCI nel trattamento dei due atleti sopracitati: al Tour Down Under, corsa Pro Tour che si corre in Australia, è stata invitata una squadra di corridori australiani, una specie di selezione nazionale, composta da corridori di squadre continental. E, ovviamente, nessuno di loro ha il passaporto biologico. Ma per accontentare gli organizzatori e la federazione australiana, ai corridori è permesso correre chiudendo un occhio sui regolamenti. Cosa che, e qui sta la cosa incomprensibile, non è permesso ai corridori di squadre ProTour.
Il regolamento c'è e andrebbe applicato per tutti, se si applicano delle deroghe andrebbero applicate per tutti. Insomma, o si ha il passaporto biologico o non si corre. Punto.
L'importante è trovare una soluzione a questo scempio, perchè è anche da queste piccole cose che si vede come funziona una federazione internazionale. In questo caso, abbastanza male.

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